Vai al contenuto
Home » Perché questo nome?

Perché questo nome?

Barriera corallina, Eugen Ransonnet-Villez, 1867, Public domain

Itaca per sempre” è il titolo di un libro di Luigi Malerba che, oltre 20 anni fa, mi colpì molto. Racconta la storia del ritorno di Ulisse a Itaca vista con gli occhi di Penelope. Mi è stato rivelatore del fatto che, se dotati di bastevole onestà intellettuale, ogni argomento può essere letto da un diverso punto di vista. Non esiste il bianco e il nero ma milioni di sfumature che raccontano la straordinaria complessità del mondo. E la straordinaria e talvolta terrificante verità che non esiste né la ragione né il torto o meglio, che non esistono luoghi sicuri in cui gli esseri umani possono sentirsi solidi nelle proprie opinioni.

A volte si cambia idea, a volte gli argomenti degli altri sono più validi dei nostri e occorre il coraggio di riconoscerlo senza averne paura. Altre volte si naviga tra le opinioni, i fatti, i dati per poi tornare alla propria idea originaria, che si consolida proprio attraverso i viaggi nelle altre. Come se fossero le coste e le isole del Mediterraneo che Ulisse esplora per poi tornare – appunto – nella sua Itaca. O come Penelope che, senza essersi mai mossa, arriva con l’intuito e l’intelligenza – pur senza sapere come e perché – alle verità essenziali che molti marinai hanno inseguito con alterni successi tra tempeste, naufragi e porti sicuri.

Questo vorrei fare io con il blog: ritagliarmi una mia Itaca per sempre dove ospitare i viaggiatori ricchi di dubbi, novità, intelligenza e punti di vista diversi dai miei.

Sono una giornalista e una ricercatrice iconografica per documentari e programmi televisivi. Mi piace andare in fondo alle questioni, per questo i dati, l’informazione scientifica e l’investigazione iconografica mi appassionano così tanto.

Foto Paolo Righi ©